A poco più di un anno dall’entrata in vigore (era il 14 settembre 2016), già sono quantificabili i primi effetti della legge 166/2016, che ha l’obiettivo di ridurre gli sprechi agro-alimentari e non solo. Nel corso dell’ultimo anno, ad esempio, le eccedenze donate dalla grande distribuzione hanno registrato un incremento del 20%. Non poco, se si considera che i calcoli vanno fatti su migliaia di tonnellate di alimenti. Per avere un’idea della mole di cibo recuperato a fini sociali, basti pensare che la sola Coop Italia ha donato per 26 milioni di euro equivalenti a sette milioni di pasti. Al dato della grande distribuzione va poi aggiunto il +65% delle donazioni di altre realtà più piccole.
Ne abbiamo parlato con la deputata del Pd, promotrice e relatrice della legge, Maria Chiara Gadda (nella foto), all’indomani del suo ritorno da Madrid dove ha presentato la normativa italiana che sta facendo scuola in tutta Europa.
“I numeri sono importanti - dice Maria Chiara Gadda – ma altrettanto importante è che la legge abbia messo in moto un meccanismo virtuoso che incentivi il recupero degli alimenti ancora buoni da parte delle associazioni di volontariato, promuovendo un uso consapevole delle risorse, anche grazie alla semplificazione delle pratiche burocratiche per il recupero del cibo e alle agevolazioni fiscali destinate ai donatori”.
Non a caso, da che la legge è entrata in vigore, si sono moltiplicate le iniziative finalizzate al recupero dei prodotti non più vendibili, ma ancora consumabili, con progetti pioneristici. Tra le novità introdotte dalla legge, anche alcune definizioni che puntano a garantire la sicurezza e la consumabilità dei cibi, chiarendo in modo definitivo le caratteristiche degli alimenti e il modo in cui devono essere mantenuti prima di venire redistribuiti: i cibi freschi o cotti devono infatti soddisfare determinati criteri di conservazione (ad esempio attraverso l’utilizzo dei frigoriferi), mentre i prodotti con Tmc (Tempo minimo di conservazione), riconoscibili dalla dicitura ‘da consumare preferibilmente entro…’ possono essere consumati e donati subito perché le loro caratteristiche non subiscono alterazioni dopo la data indicata sull’etichetta. È questo il caso dei biscotti che al massimo possono perdere una certa friabilità pur essendo ancora buoni da mangiare.
“Il problema del mantenimento – precisa al proposito Gadda – apre altre questioni sulla correttezza della conservazione che riguarda tutta la filiera. Per questo si stanno organizzando corsi di formazione destinati ai volontari. Dobbiamo aiutare il Terzo Settore a recuperare in modo più professionale rispetto a prima. Parimenti, è anche necessario formare i cittadini che non sempre sanno come si conservano correttamente i cibi in frigorifero, col rischio di buttare ciò che, se ben mantenuto, non viene sprecato. Bisogna capire come gestire l’eccedenza e organizzarla a valle. Per contrastare lo spreco alimentare bisogna agire sulla prevenzione”.
Sicuramente la legge ha aperto un dibattito e c’è molto interesse nel capire cosa si può fare, senza contare che si tratta di buone pratiche che, se incentivate, possono creare occasioni di lavoro, sviluppando una nuova economia.
“La legge è perfettibile e ampliabile soprattutto dal punto di vista fiscale e delle agevolazioni previste per i donatori”, prosegue la deputata ora impegnata a presentare la norma in altri Paesi europei interessati a prenderla come modello. In Francia, ad esempio, una legge anti spreco c’è ma le differenze con quella italiana non sono da poco.
“La legge francese – spiega Maria Chiara Gadda – coinvolge solo sui supermercati con una superficie superiore a 400 mq, mentre le eccedenze si concentrano su tutta la filiera. Da un punto di vista tecnico e filosofico, però, se ci si sbarazza di ogni genere di prodotto, donandolo in condizioni non adeguate, non c’è filiera successiva e si presuppone che ci siano sempre associazioni di volontariato capaci di recuperare in modo corretto. Ma come abbiamo visto, non sempre è così”.
Legge del riciclo
Dicembre 1, 2017