A Milano, poco prima del lockdown, era tutto pronto per il lancio del secondo Hub di Quartiere contro lo spreco alimentare - questa volta collocato nel Municipio 3 - ma l’apertura è stata rimandata alla fine dell’anno. L’Hub di Quartiere è il frutto di un protocollo d’intesa raggiunto tra Politecnico di Milano, Comune di Milano Food Policy, Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi, in sinergia con il programma QuBì – La ricetta contro la povertà infantile – e coordinato dalla Fondazione Cariplo. La sua funzione è ridurre lo spreco di cibo e l’insicurezza alimentare in tutta l’area urbana di Milano. Per questo il modello è progettato per essere scalabile e replicabile in più aree urbane.
[btx_image image_id="4983" link="/" position="center"][/btx_image]Aspetto vincente del protocollo, il sistema operativo di ridistribuzione di eccedenze alimentari donate da una rete di imprese, basato su un hub logistico, allo scopo di offrire ai beneficiari una fornitura alimentare bilanciata da un punto di vista nutrizionale. La prima esperienza fatta, un Hub aperto nel Municipio 9 di Milano, ha portato, nel primo anno di attività, al recupero oltre 120 tonnellate di eccedenze alimentari per un valore di quasi 500mila euro. Ed ha “salvato” quasi un terzo delle eccedenze generate dagli operatori della Gdo e ristorazione collettiva partecipanti. A febbraio 2020, risultavano servite 24 associazioni non-profit, in grado di raggiungere 1.307 famiglie (1.488 bambini e 2.478 adulti).
Tuttavia, come ha spiegato Giulia Bartezzaghi, Direttore dell’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano durante il convegno ‘La sostenibilità vien innovando! Informazione e circolarità, Chiavi di volta per una filiera più sostenibile e inclusiva’, “Le attività dell’Hub sono state temporaneamente sospese. Ma il modello operativo e organizzativo è stato esteso a un sistema di distribuzioni di pacchi alimentari, coordinato dal Comune di Milano, basato su 10 Hub temporanei che hanno permesso di consegnare oltre 60 tonnellate di cibo a settimana a 5mila famiglie, per un totale di 16mila persone raggiunte”.
L’Hub di Quartiere è una delle non numerose startup dell’agrifood sostenibile italiano censite dall’Osservatorio Food Sustainability. Dallo studio è emerso che la riduzione di sprechi e eccedenze alimentari lungo la filiera agroalimentare è uno degli obiettivi di sostenibilità sui quali si concentrano maggiormente le startup agrifood attive in tutto il mondo. Nel complesso, sono 1.158 considerando le realtà nate tra il 2015 e il 2019 che perseguono obiettivi di sostenibilità economica, sociale e ambientale attraverso soluzioni per contrastare la fame, stimolare la transizione a sistemi di produzione e consumo più responsabili, usare in modo più efficiente le risorse idriche e tutelare gli ecosistemi ambientali. Circa il 39% in più di quelle rilevate lo scorso anno (835) e il 24% delle 4.909 startup agrifood complessive.
[btx_image image_id="3955" link="/" position="center"][/btx_image]E tra le startup che operano perseguendo obiettivi di sostenibilità, l’Osservatorio distingue quelle che adottano modelli di business circolari mirati a combattere lo spreco alimentare. Cosa che avviene prevalentemente in tre modi: provvedendo all’estensione della vita utile di eccedenze alimentari, veicolandole tramite processi di remarketing nel mercato prima che diventino spreco (come fa, ad esempio, Too Good To Go, app che consente a operatori della ristorazione o della distribuzione alimentare di creare un'offerta di eccedenze che invece che essere smaltite sono messe in vendita a prezzo scontato a fine giornata; recuperando gli scarti della filiera agroalimentare come input di altri processi produttivi innescando loop virtuosi in grado di fornire input circolari e sostenibili ad altre industrie (Orange Fiber, per citare un esempio anche in questo caso, crea tessuti di alta qualità per l’industria della moda utilizzando sottoprodotti dell’industria di trasformazione agrumicola).
La ricerca ha prodotto molti dati, come la concentrazione geografica prevalente delle startup agrifood sostenibili in Svezia, Olanda e Finlandia, mentre l’Italia si caratterizza come un mercato ancora limitato per numero di strutture operative e finanziamenti (lo 0,01% del totale). Significativo anche il quadro sulle attività specifiche svolte dalle startup sostenibili dal quale si evince che sono quasi la metà, quattro su dieci, quelle che operano come Service Provider che analizzano dati e monitorano le prestazioni attraverso dispositivi smart per ottimizzare le attività agricole e ridurre gli sprechi (456 startup, il 39% del totale). Mentre una su cinque si occupa di Food Processing e punta su ingredienti naturali e cibi proteici alternativi (231 startup, il 20%); il 15% (179 startup) è un Technology Supplier, che fornisce tecnologie per l’agricoltura di precisione e propone soluzioni per la coltivazione idroponica.
L’Osservatorio non ha potuto ignorare l’elemento Covid19 e i duri effetti prodotti sul settore agroalimentare con ricadute sull’intera filiera, sospensioni di attività, generazione di sprechi ed eccedenze di prodotti rimasti invenduti o non serviti, difficoltà di scambio di materiali tra diverse parti del mondo e calo di manodopera disponibile. Ma ha anche registrato le reazioni positive delle startup. Nel periodo di lockdown sono nate collaborazioni fra imprese, Terzo Settore ed enti pubblici per garantire la distribuzione di aiuti alimentari e valorizzare le eccedenze, proprio come è successo a Milano. “Covid19 - ha notato Alessandro Perego, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio - ha evidenziato quanto sia importante fornire agli attori della filiera gli strumenti e le conoscenze necessari per garantire la buona tenuta del settore, anche di fronte a forti criticità e trasformazioni sistemiche. Le imprese agroalimentari sono chiamate a dotarsi di buone pratiche e avvalersi di partnership solide, sia di filiera che cross-settoriali, e rivedere i processi interni, se non interamente il proprio modello di business, in un’ottica di maggior sostenibilità e resilienza, dando spazio a soluzioni innovative. L’innovazione, promossa dalle nuove startup sostenibili, in crescita di quasi il 40% rispetto allo scorso anno, può essere una leva importante per rispondere alle attuali sfide del settore, trasformando le difficoltà in opportunità di sviluppo sostenibile”.
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