Nella lotta contro lo spreco di cibo, evidenziare le buone pratiche e fare in modo che si moltiplichino e diffondano insieme alle conoscenze è fondamentale. Per questo Milano, che sul tema ha una politica strutturata e avanzata ha lanciato nel mese di giugno il Fellowship Program. Uno strumento per replicare le buone pratiche delle città vincitrici dei Milan Pact Awards, cioè il premio che viene assegnato alle migliori pratiche urbane che le città del mondo realizzano per promuovere politiche alimentari sostenibili coinvolgendo le mense scolastiche sane, i mercati urbani, svolgendo azioni di informazione e sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Le città sono: Addis Abeba, Rourkela, New York,Rosario, Yeosu, Londra.
Tutto comincia con Expo 2015
Bisogna ricordare che il Comune di Milano presiede il Milan Urban Food Policy Pact (MUFPP) un patto internazionale sottoscritto da oltre 265 città di tutto il mondo che impegna i sindaci nello sviluppo di food policy urbane innovative. Un’iniziativa nata su impulso di Expo 2015 e che promuove un continuo scambio e interazione tra le città firmatarie, per accelerare la transizione verso sistemi alimentari sostenibili, inclusivi, resilienti. Il patto prevede un quadro completo di azioni volte a guidare le città per “sviluppare sistemi alimentari sostenibili, inclusivi, resilienti, sicuri e diversificati, per garantire cibo sano e accessibile a tutti in un quadro d’azione basato sui diritti, allo scopo di ridurre gli scarti alimentari e preservare la biodiversità e, al contempo, mitigare e adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici”.
La disseminazione di idee ed esperienze
Ciò premesso, in cosa consiste il Fellowship Program? Nella realizzazione di visite sul campo, webinar, workshop, formazione online e in presenza, scambi tra città e visite di studio, partecipazione alla ricerca e attività di mappatura, pubblicazioni, opportunità di networking, organizzazione congiunta di eventi, organizzazione di dialoghi nazionali sulle politiche alimentari. Tutte attività che permetteranno alle città vincitrici -Addis Abeba, Rourkela, New York,Rosario, Yeosu, Londra - di farsi a loro volta promotrici di innovazione e conoscenza all’interno della community delle città del Patto e di confrontarsi con esperienze in atto e con l'ideazione di percorsi simili nei contesti locali, grazie a metodologie strutturate e già realizzate.
A Milano si sono svolti quattro giorni di visite in diversi luoghi della città, con incontri con le realtà istituzionali e associative che collaborano alla FoodPolicy milanese, workshop di approfondimento realizzati grazie alle metodologie sviluppate dal progetto Horizon 2020 "Food Trails”. Rappresentanti delle sei città vincitrici dei Milan Pact Awards 2022 hanno visitato Milano Ristorazione, i mercati di Foody-Sogemi, diverse cascine e gli hub contro lo spreco alimentare.
Il Report dei Milan Pact Awards 2022
Tutte le buone pratiche delle città che hanno partecipato all'ultima edizione del premio promosso in collaborazione con Fondazione Cariplo sono contenute del Report dei Milan Pact Awards 2022. Un documento nel quale sono presentate le 251 pratiche pervenute da tutto il mondo, nonché un'analisi critica delle tendenze, delle priorità, delle sfide che maggiormente vedono impegnate le città nell'adozione di politiche alimentari secondo le azioni consigliate dal Milan Urban Food Policy Pact. "Grazie al lavoro della Giuria dei Milan Pact Awards abbiamo potuto valutare tutte le buone pratiche attuate nelle città, contando sull’esperienza di esperti internazionali che si sono messi al servizio della nostra comunità. Questo report è anche il frutto di una crescente collaborazione con AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) con cui il Patto di Milano ha consolidato un percorso di collaborazione fattiva per la promozione di politiche alimentari innovative in diverse aree del mondo - ha spiegato Anna Scavuzzo, vicesindaco di Milano e delegata alla Food Policy -. Insieme al Fellowship Program che abbiamo lanciato, possiamo dire di aver contribuito in modo significativo alla diffusione di conoscenze per le città sui temi della sostenibilità dei sistemi alimentari, permettendo di condividere esperienze concrete che potranno essere di ispirazione per i Sindaci e le città che vogliano avviare o consolidare la propria food policy".
Roma vara il Regolamento del Consiglio del cibo
Milano non è l’unica città italiana ad essersi dotata di una food policy mirata al contrasto dello spreco alimentare. Roma ha da qualche tempo avviato il percorso nello stesso senso e recentemente il Consiglio Comunale ha approvato all’unanimità il Regolamento del Consiglio del cibo: disciplinerà il funzionamento dell’organo consultivo, la cui funzione consiste nella promozione di azioni consapevoli in linea con le priorità alimentari dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un passo grazie al quale sarà possibile proseguire e rafforzare il lavoro della Food Policy di Roma, intensificando le azioni di contrasto allo spreco alimentare, promuovendo l’agricoltura sostenibile, favorendo l'educazione alimentare nelle scuole. Ma anche aumentando la consapevolezza della qualità del cibo, migliorando l’accesso alle risorse primarie e fermando il consumo di suolo. ll Consiglio del Cibo di Roma Capitale è un’alleanza tra ricercatori, associazioni, cooperative ed organizzazioni.
Un progetto nato dal basso
“Dopo 13 mesi dalla prima convocazione - spiega l'Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi -, lo strumento che dovrà dare un contributo fondamentale alla costruzione delle politiche del cibo della Capitale ha un suo regolamento frutto di un anno di lavoro svolto da 7 tavoli tematici. Un percorso partecipativo, nato dal protagonismo di decine di associazioni impegnate per il diritto all'accesso al cibo, alla difesa dei piccoli produttori e del cibo biologico e sostenibile, al contrasto allo spreco e all'insicurezza alimentare, all'educazione alimentare, che hanno incontrato e si sono confrontate con le diverse realtà della filiera agroalimentare, le organizzazioni professionali, la media e grande distribuzione, per affermare il principio del diritto al cibo di qualità per tutte e tutti”. Un percorso iniziato con la delibera 38 approvata all'unanimità il 27 aprile del 2021.
Cosa succede nelle altre città
A Torino, dopo diversi progetti e processi avviati, sono stati fatti alcuni importanti passi per la costruzione di una politica urbana del cibo. Dalla firma del Milan Urban Food Policy Pact nel 2015, al Diritto al cibo nello Statuto municipale nel 2016, al progetto europeo FUSILLI (Fostering the Urban food System Transformation through Innovative Living Labs Implementation, nel quadro di Horizon 2020) nel 2021, all’approvazione di una mozione in Consiglio Comunale “Cibo bene comune” (nel luglio 2022) all’attivazione di un coordinamento interassessorile e interdipartimentale all’interno della Città di Torino, per citare solo alcune tra le tappe più importanti, anche grazie al progetto europeo FUSILLI.
Tra i progetti attivati, "Nutrire Torino metropolitana", realizzato sulla scia di Expo 2015, con "l'agenda del cibo", manifesto condiviso con cittadini e operatori economici, agricoltori, artigiani, ristoratori, commercianti, grandi attori. E la rete di associazioni PUNTo al Cibo (Paesaggi e comunità Urbane per Nutrire Torino), sempre dedicata ai temi del cibo e realizzata con il supporto dell’Università di Torino e degli altri partecipanti all’Atlante del cibo di Torino metropolitana. Obiettivo: ntrecciare esperienze, conoscenze e attività sul tema del cibo nel Torinese, nella prospettiva di politiche urbane e metropolitane del cibo, condivise e partecipate.
Anche il Comune di Genova - città nella quale è si stima che le eccedenze arrivino a circa 10.000 tonnellate annue - si sta impegnano nel contrasto allo speco degli alimenti, per il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze alimentari. In una recente riunione di giunta è stata approvata l'attivazione di una strategia di condivisione di food policy alla base di tutte le future decisioni che riguardano l'amministrazione comunale. Questo, per avere la massima attenzione nei confronti delle esigenze anti spreco, evitando che alimenti ancora edibili finiscano nei rifiuti in un’ottica etica e sociale e anche come atto politico nei confronti della tutela dell’ambiente.