Quanti benefici per il Pianeta se l’industria ricicla gli scarti alimentari

Gli scarti alimentari sono una vera ricchezza: più si riciclano e più si riducono i rifiuti.  A quest’ultimo tema è dedicata ogni anno la Settimana europea per la Riduzione dei rifiuti, celebrata dal 16 al 24 novembre scorsi. Secondo i dati dell’ISPRA, nel 2022 sono state prodotte in Italia circa 29 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Di queste, il 38,3% (oltre 11 milioni di tonnellate) si deve all’organico. Se è fondamentale combattere lo spreco alimentare soprattutto entro le mura domestiche, altrettanto importante è il riciclo degli scarti alimentari anche a livello industriale. Oggi, grazie alla tecnologia e alla ricerca, ciò è possibile e i casi si stanno moltiplicando di anno in anno. Dalle bucce della frutta, dagli scarti del latte e da molti altri rifiuti organici sono stati ottenuti nuovi materiali. Per l’abbigliamento, per l’arredamento, per la creazione di accessori di design e persino per costruire le case. Se una volta si diceva che “del maiale non si butta via niente”, oggi si può affermare che è possibile dare una seconda vita a quasi tutti gli scarti alimentari. Riducendo al tempo stesso la quantità di rifiuti da portare in discarica.

Nasty Beauty, la bellezza nasce dagli scarti di mela

Come utilizzare gli scarti di mela per la bellezza - Riciblog“Una mela al giorno leva le rughe di torno”. La frase, mutuata da un famoso proverbio, calza a pennello alle attività di Naste Beauty. L’azienda torinese, in un’ottica di economia circolare, ha realizzato una linea di prodotti cosmetici ottenuti impiegando gli scarti delle mele. I prodotti servono per la cura della pelle del viso, ma anche di quella del corpo e dei capelli. Il progetto, nato da Vortex, start up piemontese creata per dare nuova vita agli scarti derivanti dai processi produttivi della filiera agroalimentare, ha preso il via pochi anni fa grazie alla collaborazione tra Simone Piccolo e Lorenzo Picco. Le bucce e i semi delle mele rimasti dalla produzione di succhi biologici, vengono infatti lavorati e trasformati in una pasta di mele, dalle forti proprietà antiossidanti, base della linea di prodotti del brand. L’azienda esprime inoltre l’impegno a favore della sostenibilità attraverso l’utilizzo di energia rinnovabile, il recupero dell’acqua utilizzata durante la lavorazione, mentre packaging e contenitori sono del tutto riciclabili. Ma non è questo il solo utilizzo degli scarti delle mele con i quali si possono anche produrre fibre per il settore del tessile.

Da AraBat nuove materie prime dagli agrumi

I nuovi materiali prodotti con gli agrumi - RiciblogAd oggi, è possibile creare dei vestiti con scarti di agrumi, ma non solo. La start up AraBat li ha messi insieme ai rifiuti pericolosi, come quelli derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche e dalle batterie esauste, per produrre nuove materie prime seconde recuperate e utili per ottenere, ad esempio, vetro e ceramica. A conferma che, con processi innovativi ad alto tasso di tecnologia, i rifiuti si possono trasformare in risorse da mettere sul mercato a prezzi competitivi. Nata in Puglia per volontà di cinque giovani dalle diverse competenze professionali (Raffaele Nacchiero, Vincenzo Scarano, Giovanni Miccolis, Leonardo Renna, Leonardo Binetti), AraBat ha il suo punto di forza in un sistema di lavorazione che vede l’impiego dell’acido citrico presente negli agrumi come reagente chimico innovativo. La buccia delle arance, contenente flavonoidi, acidi fenolici e cellulosa, è invece convertita in zuccheri a caldo, utili nell’estrazione dei metalli preziosi presenti. L’azienda raggiunge un duplice obiettivo: da una parte recupera degli scarti alimentari e dall’altra contribuisce a ridurre i rifiuti che, diversamente, produrrebbero un impatto ambientale non da poco.

Scarti come scorze e bucce per oggetti di design 

Oggetti di design da scarti di agrumi e fondi di caffè - RiciblogIvan Calimani, di professione Project Manager e ora Ceo della società, è il fondatore, insieme a Yack H. Di Maio (R&D Director) e a Martina Lamperti (Project Manager), di Krill Design. Lo studio milanese realizza prodotti di design grazie al riciclo degli scarti dell’industria agro-alimentare. Come, ad esempio, gli orologi fatti con le bucce di arancia o con le scorze dei limoni o lo svuota-tasche fatto con i fondi del caffè. Questi ultimi già impiegati da un’azienda australiana per produrre delle tazzine con fondi di caffè. Krill Design ha trasformato gli scarti in un biomateriale, chiamato Rekrill®, con il quale realizzare oggetti di design per l’arredamento e accessori per la casa, stampati in 3D. Il nuovo materiale punta a offrire una alternativa eco-compatibile alle plastiche da petrolio che ormai ‘ammorbano’ il Pianeta. Inoltre, si recuperano scarti che finirebbero in discarica, non senza un consistente esborso di denaro. Lo studio milanese si rivolge alle aziende del settore Food&Beverage che possono realizzare progetti di economia circolare e trovare una valida soluzione al problema dello smaltimento degli scarti.

Ananasse, l’ecopelle fatta con la buccia dell’ananas

Come la scorza dell'ananas diventa una ecopelle - RiciblogSi chiama Vérabuccia la società, creata da Francesca Nori e da Fabrizio Moiani, che ha brevettato un processo di lavorazione per la produzione di bio-materiali ottenuti da scarti alimentari. In questo caso, le bucce della frutta. Dalla dura scorza dell’ananas, ad esempio, è stata ottenuta a una pelle eco-sostenibile chiamata, appunto, Ananasse. In diversi colori, spessori, dimensioni e peso, l’ecopelle, nella fase finale del processo di lavorazione, viene trasformata in fogli da assemblare. I fogli sono successivamente utilizzati per produrre scarpe e borse e, in previsione, molto altro. Anche oggetti per l’arredamento, per la casa o per la moda. La scorza dell’ananas è raccolta non appena separata dalla polpa e recuperata prima che inizi il processo di decomposizione. Una volta trasformata, la buccia diventa una finta pelle che si caratterizza per morbidezza, flessibilità e resistenza pur mantenendo nell’aspetto l’estetica della buccia di ananas che tutti conosciamo. Il progetto ricorda il caso della cosiddetta wine leather prodotta grazie all’utilizzo della pelle, dei semi e dei raspi dell’uva.

Rens Original, dalla Finlandia le sneaker al caffè

Dagli scarti del caffè si realizzano anche le sneaker - RiciblogE, infine, ecco le sneakers fatte con i fondi del caffè, altro esempio di scarto alimentare che si sta rivelando sempre di più una risorsa preziosa. L’idea delle ‘scarpe al caffè’ è di due giovani (Jesse Tran e Son Chu) di origine vietnamita che vivono in Finlandia. I due imprenditori, grazie a un crowdfunding di successo, hanno potuto lanciare le sneakers Rens, disponibili ora anche sulle maggiori piattaforme di e-commerce. Le scarpe in questione rappresentano un altro esempio di economia circolare: oltre ai fondi del caffè sono utilizzate anche bottiglie e pellet di plastica riciclati. I fondi del caffè, che vantano proprietà antibatteriche, riducendo il rischio di cattivi odori, sono lavorate insieme alla plastica. Quest’ultima garantisce la flessibilità e l’impermeabilità del materiale finale. I due ‘ingredienti’ vengono infatti miscelati e, dal mix, si ottiene un filato polimerico, poi lavorato su una pellicola impermeabile per far sì che la scarpa rimanga sempre ben asciutta. E i benefici per l’ambiente sono notevoli. Basti pensare che i fondi del caffè smaltiti in discarica, durante il processo di decomposizione, emettono un gas serra anche più inquinante dell’anidride carbonica.

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