Oggi vi portiamo a Bologna per raccontarvi la storia delle Cucine popolari. Un luogo d’inclusione e solidarietà aperto a tutti, dove i più bisognosi possono fare colazione, pranzare e cenare senza pagare alcunché e dove chiunque può sedersi a tavola accanto ai meno fortunati, pagando ciò che vuole o che può.
Una storia che dimostra cosa si può fare grazie alle donazioni delle eccedenze alimentari e all’impegno dei tanti volontari coinvolti.
Ma andiamo con ordine. La prima delle attuali tre Cucine popolari apre in città il 21 luglio del 2015. E’ allora che si realizza il sogno, perseguito da tempo, di Roberto Morgantini.
Sino ad allora era stata un’idea, bellissima, ma difficilmente realizzabile per mancanza di fondi. Succede però che Roberto Morgantini e l’allora fidanzata Elvira decidano di convolare a giuste nozze dopo 38 anni di vita percorsi insieme.
Cosa c’entrano le Cucine popolari con il matrimonio di Morgantini e signora? C’entrano tanto. Perché è lì che nella testa dei due si accende una lampadina: invece della classica lista di nozze, danno il via a una raccolta fondi, un crowdfunding si direbbe oggi, che permette di mettere insieme circa 70mila euro, sufficienti per far partire l’impresa.
Cucine popolari non riceve alcun finanziamento pubblico e funziona grazie al recupero delle eccedenze raccolte in larga parte dai mercati generali e dalle coop, mentre dalla gdo arrivano i prodotti prossimi alla scadenza. Pasticcerie e bar provvedono invece spesso a rifornire le Cucine con caffè e dolcetti per la colazione.
Ogni tanto vengono poi organizzati pranzi, cene o feste per raccogliere fondi e capita anche – a titolo di cronaca - che una band di hard rock americana, i Metallica (nella foto con Roberto Morgantini al centro), si innamorino del progetto e, di passaggio a Bologna per una tappa del loro tour, stacchino un assegno da 30mila euro.
Cucine popolari non è una mensa self service ma assomiglia di più a una trattoria con tavoli, piatti in ceramica e persone che servono a tavola, dove gli avventori hanno dato vita a una vera e propria comunità e dove tutti, ospiti e volontari, si danno da fare per aiutare in qualche modo e per rendersi utili. “Un grosso recupero di pane – racconta Morgantini – avviene ad esempio nelle scuole. Il 70% dei bambini non tocca pane e lo portiamo via ancora incellofanato. Andiamo nelle scuole materne e nelle elementari dove, oltre a recuperare il cibo, parliamo con i bambini per fargli capire il valore del cibo e spiegargli che non va sprecato. Tempo fa, dopo essere stati in una scuola, abbiamo invitato i bambini a farci visita il giorno successivo. La metà di loro si son seduti con gli altri ospiti e l’altra metà hanno servito a tavola. I bimbi si educano anche così. Credo molto in queste iniziative”. Attualmente le Cucine popolari sono tre: una nel quartiere Navile, l’altra nel quartiere Porto e la terza a San Donato. Presto ne aprirà una quarta nel quartiere Savena, ma l’obiettivo di Morgantini è arrivare a sei, tante quanti sono i quartieri di Bologna. “La nostra ricchezza – prosegue il fondatore di Cucine popolari – è il tempo. E io lo dedico agli altri. Molti dei nostri ospiti danno una mano in cucina, altri a tavola. In questo modo si sentono utili. Perché la nostra iniziativa non significa fare la carità, ma significa solidarietà. E se la sera resta qualcosa, come la frutta, gli ospiti possono portarsela via. Qui non viene sprecato nulla”. Cucine popolari serve 250 pasti al giorno mentre i volontari, alcuni fissi altri che ruotano, sono circa 150. Di questi, alcuni sono universitari, altri provengono dalla scuola alberghiera, altri ancora da associazioni. “I nostri ospiti – dice ancora Morgantini – vengono selezionati dai servizi sociali del Comune o dalle Parrocchie e in breve tempo cambiano persino umore. Non si vergognano più. Perché la povertà non è solo non aver da mangiare ma è anche solitudine, mancanza di relazioni. Da noi possono scambiare idee e opinioni con gli altri avventori. Magari bancari o architetti, con gli uffici vicino alle nostre Cucine, che vengono qui a mangiare pagando ciò che vogliono”. Una gran bella iniziativa, apprezzata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che agli inizi di gennaio scorso, ha nominato Roberto Morgantini, vicepresidente di Piazza Grande, associazione impegnata nella lotta all’emarginazione sociale, Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana "per il suo prezioso contributo - si legge nella motivazione - alla promozione di una società solidale e inclusiva". Le immagini sono tratte dalla pagina Facebook di Cucine popolari