Rossano Ercolini è uno che di rifiuti se ne intende. Nel senso che è un vero esperto e un punto di riferimento internazionale in materia. Il suo libro ‘Rifiuti Zero’ ci spiega quali sono i dieci passi da compiere per cambiare completamente l’attuale modo di gestire i rifiuti.
Maestro elementare, residente a Capannori, in provincia di Lucca, il primo comune in Italia ad avere aderito alla strategia ‘Rifiuti Zero’, Rossano Ercolini si occupa da ben 34 anni di questa problematica, per il suo incredibile impegno ha ricevuto nel 2013 il prestigioso Goldman Environmental Prize, il Nobel per l’ambiente ed è stato ospite del presidente Obama.
Oltre ad essere tra i principali fondatori delle Rete Nazionale Rifiuti Zero, presiede attualmente il Centro di Ricerca Rifiuti Zero e l’Associazione Zero Waste Europe. Benché lo scenario non prometta niente di buono, visto l’incremento esponenziale della popolazione mondiale e il poco impegno dimostrato dalle governance in campo ambientale, Ercolini è convinto che attraverso l’applicazione di un nuovo modello, che va dalla raccolta differenziata porta a porta al compostaggio che trasforma in concime il nostro umido, dal riciclo dei materiali al cercare di dare una seconda vita a molti oggetti, da una bolletta che premi ed incentivi gli sforzi in questo senso ad una corretta politica degli imballaggi che li riduca o li renda compostabili, si possa azzerare gran parte dell’inquinamento prodotto con i nostri rifiuti, microplastiche nei mari comprese.
Certo è che se tutti mettessimo la sua energia sul campo, non è difficile pensare che le cose potrebbero cambiare davvero. L’ho incontrato alla Facoltà di Agraria di Firenze per la presentazione del suo libro, ma soprattutto era lì per scambiare idee e opinioni con i ragazzi. Era appena arrivato con il treno in ritardo da Capannori, dopo avere trascorso la giornata con i bambini della scuola dove insegna, ma sembrava non avvertire la stanchezza e penso che sia così quasi tutti i giorni. Ma come dice lui: “Una persona ordinaria insieme ad altri può compiere lo straordinario” e lui dà l’esempio.
Nel suo libro possiamo trovare tutte le buone pratiche necessarie ad intraprendere la strada corretta per mettere in pratica una vera e propria rivoluzione ecologica, ma su Riciblog ci soffermeremo sul capitolo riguardante il compostaggio, ovvero sulla gestione dei rifiuti organici e sullo spreco alimentare. “La trasformazione della frazione organica in compost pulito è più importante del pur virtuoso riciclo” scrive Ercolini, poiché da dati recenti le frazioni organiche rappresentano in Italia il 34,4% del totale rifiuti solidi urbani. Separare l’organico dal resto (raccolta differenziata) ci permette di mantenere puliti gli altri rifiuti, che altrimenti non potrebbero essere riciclati, e allo stesso tempo produrre compost che restituisce fertilità alla terra, contrasta la desertificazione e l’aumento di gas a effetto serra.
Questo non significa che gli impianti di compostaggio industriale sono la soluzione al problema rifiuto organico, prima di ricorrere al loro impiego è bene mettere in pratica tante piccole ‘buone azioni”. In primo luogo ridurre gli sprechi a tavola, nei campi e nei supermercati.
Per esempio la Legge 166 dell’agosto 2016, contro lo spreco alimentare, ci permette di dare una seconda ‘chance’ a quei prodotti lasciati nei campi (verdura, frutta, ecc,) che non posseggono i ‘criteri estetici’ richiesti dal mercato, ma che invece possono essere benissimo utilizzati per produrre marmellate, confetture, sottoli o sottaceti.
Così come sono efficaci tutti gli accordi, presi localmente, che permettono ai supermercati di recuperare prodotti in scadenza e ridistribuirli nelle mense sociali delle molte associazioni caritatevoli. Oppure i ristoranti che offrono la possibilità ai commensali di portare casa gli avanzi non consumati.
Anche gli animali ci possono dare una mano a smaltire i rifiuti alimentari in eccedenza. Polli e maiali si nutrono facilmente di questi, tanto è che in Francia alcuni comuni delle Fiandre hanno regalato ai cittadini polli e galline da cibare con gli scarti della cucina.
Il compostaggio familiare resta infine il metodo più facile da seguire, per chi ha un orto, un giardino o un balcone da concimare. Ma anche il compostaggio condominiale andrebbe diffuso maggiormente, forse incentivandolo con uno sgravio fiscale della Tari. In alcuni paesi, come per esempio la Svezia, il compostaggio assume dimensioni più collettive e viene usato per mense pubbliche e interi quartieri cittadini e piccoli centri. Un’altra idea darebbe quella di dotare i paesi di montagna, più difficili da raggiungere, di macchine compostatrici in loco.
La strada da percorrere è molto lunga ma questo libro ci dice quanto ciascuno di noi può fare la differenza, magari iniziando proprio da una corretta raccolta differenziata, perché, usando ancora le parole di Ercolini: “ Se mischio produco rifiuti, se separo non ho più rifiuti”.