
Cosa prevede l’accordo provvisorio raggiunto

- una riduzione del 10% degli scarti alimentari che derivano dai processi di produzione rispetto agli scarti prodotti mediamente negli anni 2021-2023
- una riduzione del 30% (pro-capite) degli sprechi prodotti dal commercio al dettaglio, dai servizi di ristorazione, dalla ristorazione e dalle famiglie, sempre rispetto al periodo 2021-2023
Lo spreco di cibo in Europa

Lo spreco alimentare in Italia

Aree geografiche e spreco alimentare
Dall’indagine dell’Osservatorio emerge che nel Nord Italia le famiglie sprecano meno che al Sud. In dettaglio, dal confronto con il dato medio nazionale di spreco, pari a 617,9 gr per ognuno, emerge che:- al Nord lo stesso dato è pari a 526,4 gr (-15%)
- al Centro è di 640,1 gr (+4%)
- al Sud lo spreco è quantificato in 713,8 gr (+16%)
Chi spreca di più e chi spreca meno
Lo studio ha anche delineato il profilo delle famiglie più attente a non sprecare e quelle meno virtuose, sempre rispetto al dato medio nazionale. Dall’indagine emerge che le famiglie più sprecone:- appartengono al ceto popolare e lo spreco è un 26% in più rispetto al dato medio nazionale
- non hanno figli (+16%)
- vivono in comuni di medie dimensioni (+12%)
- abitano in piccoli comuni (+5%)
- i nuclei con figli (-16%)
- quelli che vivono in grandi comuni (-12%)
- le famiglie di ceto medio-basso (-6%)
- le famiglie del ceto medio (-3%)

Quali sono i cibi che si buttano più facilmente
La classifica dei cibi che più degli altri sono sprecati, rispetto al dato individuale di 617,9 gr, vede sul podio la frutta fresca con uno spreco di 24,3 gr, in diminuzione però di 4 gr rispetto alla rilevazione di gennaio 2023. Seguono:- il pane fresco (si buttano 21,2 gr, +5 rispetto all’anno prima)
- le verdure (20,5 gr, +12)
- l’insalata (19,4 gr, +3)
- cipolle, aglio e tuberi (17,4 gr, -13)