Spreco alimentare, l’accordo provvisorio Ue e i nuovi dati

Lo spreco è cresciuto nel 2024 - RiciblogLo spreco alimentare torna d’attualità in Europa. Per la prima volta, il Parlamento europeo e il Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo provvisorio che fissa alcuni obiettivi di tipo quantitativo da realizzare da qui al 2030, finalizzati alla riduzione degli sprechi. Sprechi che, in Italia, entro le mura domestiche, sono aumentati nel 2024 di oltre il 9% rispetto all’anno precedente. Come testimoniano i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, diretto dal professor Andrea Segrè, pioniere della lotta allo spreco, presentati il 5 febbraio scorso in occasione della 12° Giornata nazionale di prevenzione degli sprechi. A livello europeo, invece, le stime parlano di più di 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari pari a una perdita economica che si aggira sui 132 miliardi di euro.

Cosa prevede l’accordo provvisorio raggiunto

Norme contro lo spreco uguali in tutta Europa - RiciblogL’accordo preliminare raggiunto tra Europarlamento e Commissione Ue rientra nella direttiva quadro sui rifiuti che punta a promuovere l’economia circolare nell’Unione europea e a dimezzare gli sprechi alimentari tra il 2015 e il 2030, come previsto dall’Obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite. L’attuale revisione punta ad armonizzare le norme nel mercato unico in materia di scarti e di tessili usati. Per quanto riguarda lo spreco alimentare, il provvedimento coinvolge tutta la filiera agro-alimentare: dall’approvvigionamento, alla lavorazione, alla distribuzione, sino alle famiglie. Più in dettaglio, la direttiva prevede che entro il 2030 si ottenga:
  • una riduzione del 10% degli scarti alimentari che derivano dai processi di produzione rispetto agli scarti prodotti mediamente negli anni 2021-2023
  • una riduzione del 30% (pro-capite) degli sprechi prodotti dal commercio al dettaglio, dai servizi di ristorazione, dalla ristorazione e dalle famiglie, sempre rispetto al periodo 2021-2023
Infine, gli alimenti invenduti, ma ancora buoni per essere mangiati, potranno essere donati volontariamente. L’accordo provvisorio, una volta approvato definitivamente, entrerà in vigore dopo 20 giorni dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Gli Stati membri dell’Unione avranno invece 20 mesi di tempo per adeguare alla nuova normativa le rispettive leggi nazionali. In tal senso, ricordiamo che la legge italiana (n. 166/2016), oltre a essere tra le prime varate, è tra le più avanzate d’Europa.

Lo spreco di cibo in Europa

Quanto si spreca in Europa - RiciblogNell’Unione europea si producono ogni anno 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. In termini ambientali significa che, lungo tutta la catena alimentare, vengono prodotte 252 Mt (milioni di tonnellate) di emissioni di CO2. Di conseguenza, una riduzione dello spreco alimentare può contribuire a migliorare la salute del Pianeta e a combattere i cambiamenti climatici. In percentuale, lo spreco è pari al 10% del cibo che entra quotidianamente nelle nostre case, mentre a livello economico si stima che gli sprechi determinino una perdita annuale di 132 miliardi di euro. A questa cifra va aggiunta la spesa per la raccolta e il trattamento dei rifiuti alimentari stimata in altri 9,3 miliardi di euro.

Lo spreco alimentare in Italia

Dove si spreca in Italia - RiciblogSecondo l’ultima edizione dell’Osservatorio Waste Watcher International, presentato il 5 febbraio scorso, lo spreco di cibo in Italia è aumentato del 9,11% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Tra le cause della crescita, la mancanza pianificazione quando si fa la spesa, la scarsità di tempo per riciclare il cibo che avanza e una maggiore facilità di deterioramento degli alimenti di scarsa qualità. Fatto sta che, quotidianamente, finiscono nella spazzatura 88,2 grammi di alimenti pro capite, ovvero 32 chili in un anno. Dal punto di vista economico, lo spreco alimentare costa a ogni cittadino quasi 140 euro all’anno per un totale di oltre 14 miliardi di euro se si considera lo spreco di tutta la filiera. Più in particolare, lo spreco alimentare nelle famiglie equivale a più di 8 miliardi di euro e rappresenta una quota del 58,5% rispetto allo spreco di tutta la catena. L’obiettivo per il 2030 è ridurre gli sprechi generati tra le mura domestiche sino ad arrivare a un massimo di quasi 370 grammi in una settimana. Le buone azioni finalizzate a ridurre gli sprechi per fortuna non mancano, a cominciare, ad esempio, dalle iniziative della piattaforma Too Good To Go che, grazie ai suoi progetti e alle sue iniziative, a marzo 2024 aveva salvato dallo spreco più di 18 milioni di pasti evitando l’emissione in atmosfera di 48.600 tonnellate di CO2e.

Aree geografiche e spreco alimentare

Dall’indagine dell’Osservatorio emerge che nel Nord Italia le famiglie sprecano meno che al Sud. In dettaglio, dal confronto con il dato medio nazionale di spreco, pari a 617,9 gr per ognuno, emerge che:
  • al Nord lo stesso dato è pari a 526,4 gr (-15%)
  • al Centro è di 640,1 gr (+4%)
  • al Sud lo spreco è quantificato in 713,8 gr (+16%)

Chi spreca di più e chi spreca meno

Lo studio ha anche delineato il profilo delle famiglie più attente a non sprecare e quelle meno virtuose, sempre rispetto al dato medio nazionale. Dall’indagine emerge che le famiglie più sprecone:
  • appartengono al ceto popolare e lo spreco è un 26% in più rispetto al dato medio nazionale
  • non hanno figli (+16%)
  • vivono in comuni di medie dimensioni (+12%)
  • abitano in piccoli comuni (+5%)
Le famiglie più virtuose e che hanno ridotto lo spreco sono:
  • i nuclei con figli (-16%)
  • quelli che vivono in grandi comuni (-12%)
  • le famiglie di ceto medio-basso (-6%)
  • le famiglie del ceto medio (-3%)
La classifica degli alimenti più sprecati - Riciblog

Quali sono i cibi che si buttano più facilmente 

La classifica dei cibi che più degli altri sono sprecati, rispetto al dato individuale di 617,9 gr, vede sul podio la frutta fresca con uno spreco di 24,3 gr, in diminuzione però di 4 gr rispetto alla rilevazione di gennaio 2023. Seguono:
  • il pane fresco (si buttano 21,2 gr, +5 rispetto all’anno prima)
  • le verdure (20,5 gr, +12)
  • l’insalata (19,4 gr, +3)
  • cipolle, aglio e tuberi (17,4 gr, -13)
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